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Il mio numero sette...

20-04-2012 15:22 -
In qualunque sport, quando si sta in tribuna per seguirlo, si è soliti "identificarci" in questo o quell'atleta.
Ora... io sono anzianotto e maschio, quindi non ho l'ardire di identificarmi in una ragazza che gioca a pallavolo. Ma posso ammirarla, posso vedere e capire il suo modo di interpretare il gioco, di proporsi alle compagne ed al pubblico. E poi ha la maglia di colore diverso, quindi le cose sono due: o non ci si fa caso, magari ammirando chi attacca o costruisce, oppure si tiene d'occhio, e si capisce quello che fa e come lo fa!
E lei lo fa bene! Ho allenato per tanti anni (e spero di continuare a farlo anche in futuro) e lei è una atleta che io avrei "fatto giocare anche malata", consapevole della sua importanza nell'economia della gara.
In questi anni l'ho vista raramente in crisi di gioco, e quando lo è stata ha dimostrato di soffrire la situazione, ma anche di saperla superare. Non conosco quanto le compagne stimino lei e il suo apporto, non so come si propone nello spogliatoio o nel gruppo, ma guardandola e vedendola giocare si capisce che è l'anima della compagine, silenziosa, seria, consapevole che non apparirà mai nei tabellini punti.
Lei deve solo sapere che chi si intende di pallavolo capisce che senza le sue prestazioni nessuna delle compagne farebbe un figurone. Se poi fossero pubblicate graduatorie sugli errori commessi, credo che lei risulterebbe sempre all'ultimo posto, ma sono sicuro che starebbe sempre in silenzio... Insomma, cara Sara, è meglio che tu ci sia!

Fonte: Io.

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